sabato 26 marzo 2011

I 150 anni dell’unità d’Italia

Centocinquanta anni sono tanti. Ma se confrontiamo l’età della nostra amata patria con quella delle altre Nazioni europee, l’Italia è una “ragazza” in confronto alle “nonne” del nord. Infatti la maggior parte dei territori che noi oggi conosciamo come la Francia , dopo la Guerra dei Cent’anni nel XIV secolo, hanno raggiunto l’unità nazionale e sono diventati Regno di Francia. Ancora più remota è l’unità dell’Inghilterra che, poco dopo la fine dell’Impero Romano nel V secolo , si è unita prima sotto i re Sassoni, dopo sotto quelli normanni. Nel 1215 sotto i re di origine normanna nacque la prima monarchia costituzionale. Ma anche uno stato sud-europeo come  la Spagna ha raggiunto l’unità nazionale in tempi più remoti rispetto all’Italia. Anche questa volta il traguardo dell’unità nazionale è stato raggiunto dopo molto travaglio, molte battaglie, che terminarono nel 1492 con la conquista definitiva di Granada, fino ad allora in mano agli arabi musulmani. L’Italia, come abbiamo detto è ben più giovane, e quest’anno ricade il 150° anniversario dell’unità d’Italia, avvenuta più precisamente il 20 settembre 1861. Nuovamente si conferma il binomio unità nazionale a sacrificio di molti. Furono tanti, infatti, coloro che pagarono con la vita la violenza austriaca in Italia, uomini del popolo mossi solo da un ideale patriottico, dal sogno di una Nazione unita in un unico Stato,  lontano dagli interessi personali ed economici della classe dirigente. Alcuni sostengono che dall’unità d’Italia molto guadagnò il Regno della Sardegna conquistando, con la famosa Spedizione dei Mille guidata da Garibaldi, il Regno delle Due Sicilie e depredando le casse statali utilizzate per potenziare le città del nord, a discapito anche di un futuro sviluppo dei territori del meridione. Lo stato partenopeo infatti aveva la miglior  finanza pubblica d’Italia, e gli fu assegnato, nell’Esposizione Internazionale di Parigi nel 1856, un premio come terza nazione al mondo per lo sviluppo industriale. Sempre nel Regno delle due Sicilie, fu costruita la prima linea ferroviaria italiana (Napoli - Portici), e Napoli fu la prima città italiana ad essere illuminata con lampade a gas ed altro ancora. Questo che ho evidenziato è un quadro che spesso nei libri di storia non viene sottolineato. Invece il Regno delle due Sicilie viene definito erroneamente come terra di latifondisti. Certo, secondo me, sarebbe ingiusto non ricordare il ruolo di guida in tutto il Risorgimento italiano del Regno dei Savoia. Tuttavia nella maggior parte dei  discorsi pronunciati dalle autorità italiane, tenuti per commemorare quest’anniversario, non ci sono stati molti riferimenti a un passato italiano regale, ma solo moltissimi elogi al Tricolore, all’unità nazionale, all’inno di Mameli. Inoltre altri esponenti ancora hanno apertamente condannato alcuni movimenti politici che proclamano divisioni. Oggi, anche chi prospetta un’organizzazione di uno Stato federalista, non mette più in discussione l’unità nazionale. Sinceramente sono molto contento che in tutte le Autorità della nostra Nazione, indipendentemente dal colore politico, si sia risvegliato il sentimento di devozione verso la propria Bandiera, (nella Carta Costituzionale è presente  uno specifico articolo, il numero 12, dedicato alla bandiera nazionale), verso il proprio Inno Nazionale, così da condannare coloro che inneggiano divisioni. Ma sono stupito quando a pronunciare questi discorsi sono le stesse persone che fino a qualche decennio fa indicavano come “reazionari” i cittadini che, per esempio nelle manifestazione a cui prendevano parte, cantavano l’Inno d’Italia e sventolavano il tricolore. Concludo auspicando che il Tricolore sia sempre motivo d’unione, di identificazione di un virtuoso popolo come quello italiano, e che risvegli in ogni componente della classe politica di oggi quel senso di responsabilità, che molto spesso viene a mancare.
Cristian Testa

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Cristian Testa