lunedì 12 gennaio 2015

#Jesuischarlie & Libertà d'espressione

Ad ora di pranzo di mercoledì 7 gennaio, una news irrompe sopra tutto: la sede della redazione di una rivista satirica francese è stata oggetto di un attentato.
12 le persone uccise.
In  seguito, un altro attentatore ha colpito un negozio ebraico, uccidendo 4 ostaggi.

I francesi, malgrado il grande shock per l’inaspettato attacco, non si sono lasciati abbattere.
Proprio ieri infatti, in 2 milioni, sono scesi a marciare per le strade della Francia.
Con loro ed in prima fila i capi di governo  europei insieme al Presidente Hollande.
Grande assente: gli USA, la cui non presenza alla marcia già ha scatenato polemiche.

Ora, dopo quanto accaduto, come non stringersi ai familiari delle persone uccise barbaramente dalla cellula terroristica d’oltralpe.
Come non rivolgere a loro i nostri sentimenti, pensieri e preghiere.

Difficile è trattare della libertà d’espressione sull’onda emotiva scaturitasi da quanto è successo a Parigi.
Ma, chi sa scrivere, ha il dovere di non sottrarsi e almeno di provarci.
Dunque è giusto poter sbeffeggiare una figura religiosa? Fino a quando si resta nella satira e non si sfocia nell’offesa?

Coloro che non credono hanno il dovere di rispettare la sensibilità dei credenti.
Soprattutto se si tratta di un aspetto interiore ed intimo, della sfera più profonda quale può essere la fede.
Probabilmente rispettare la pacifica massima per la quale “La libertà di ognuno termina ove inizia quella dell’altro” è un buon principio per evitare offese (gratuite) alla sensibilità delle persone credenti e garantire la libertà d’espressione, necessaria in uno Stato di diritto.

Detto questo, è bene sottolineare,  come non si vuole in alcun modo offrire fondamento teorico alla scellerata azione dei 2 terroristi francesi.
La brutalità e l’efferratezza di qualsiasi omicidio e o atto di violenza è in sempre ingiustificata e ingiustificabile.

Senza se e sanza ma.

Cristian Testa

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Cristian Testa